Ci sarebbe da vergognarsi, non fosse che ho deciso di vivere senza rimpianti. Non aggiorno il blog da tanto, troppo tempo, eppure di cose ne ho viste e ne ho fatte. Pigrizia? Diciamo che avevo scarsa motivazione, e che il tempo ho preferito spenderlo sul fare altro. Oggi però, si riparte. E per dare subito seguito a un progetto, ecco qua:
Shame è un film inglese del 2011, regista Steve McQueen, protagonista Michael Fassbender
Brandon Sullivan è un trentenne di New York dalla vita apparentemente perfetta: carriera, amici, bella casa e fascino magnetico. Il “ma” ve lo spiega Wikipedia.
Il rating non è male:
3,5/5 MYmovies
3,7/5Coming Soon
7,2/10 IMDb
Shame, per l’Oxford Advanced Learner’s Dictionary:
noun /ʃeɪm/
used to say that something is a cause for feeling sad or disappointed synonym: pity
What happened was a real shame.
It’s a shame that she wasn’t here to see it.
It’s a shame to see her wasting her talent like this.
In italiano abbiamo vergogna: Colpa e vergogna delle umane voglie scrive Dante – immagino nella Divina Commedia – che secondo Google è un sostantivo femminile.
“Profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando
ci rendiamo conto di aver agito o parlato in maniera riprovevole
o disonorevole: sentire, avere, provare vergogna di qualche cosa”.
Vergogna porta, infine, a un libro: Wikipedia (e chi sennò?) ci dice che Vergogna (Disgrace) è un romanzo di J. M. Coetzee (premio Nobel 2003) pubblicato nel 1999 (in Italia, per Einaudi, nel 2000). Disgrace ha valso all’autore il suo secondo Booker Prize e ha ispirato il film omonimo con John Malkovich (che ho appena scoperto essere, tra le altre cose, uno stilista, ohibò).
“Se non ti vergogni della prima versione del tuo prodotto significa che l’hai lanciato troppo tardi“, ha detto Reid Hoffman, persona che apprezzo molto e che – lo dico per il piacere degli umanisti di nascita come me – è laureato in Scienze Cognitive a Stanford nel 1990 e specializzato in Filosofia sempre a Oxford nel 1993. Ora non ho tempo, ma prometto di approfondire 😀